giovedì 14 gennaio 2016

LA TRASVERSALE DI CARMINE DE IURE

LA TRASVERSALE DI CARMINE DE IURE
 -30 settembre 2015 -

Vista la rinomata curiosità e la sempre viva passione per il vino a tutto tondo della Confraternita del Grappolo, dopo le prime avvincenti “esplorazioni” dei prodotti di Borgogna si torna immediatamente nel territorio di appartenenza, caro e carico di nuovi frutti tutti da scoprire e, si spera, da valorizzare.
E questa volta l’attenzione è più accesa proprio perché andremo a fare le pulci benevolmente ad un amico della CdG il quale passerà dall'altra parte della sala di degustazione salendo in cattedra con i suoi vini: stasera tocca a Carmine De Iure.

L’enologo ortonese è visibilmente emozionato e dopo una dura giornata di lavoro si lascia raccontare dai prodotti che segue con dedizione da anni tra l’Abruzzo e il Molise: da persona schiva e riservata quale è non si dilunga nel presentarsi e lascia immaginare il suo duro excursus lavorativo precisando che la sua esperienza e la sua formazione sono evolute tra le aziende di Tollo e Ortona cambiando veste da semplice dipendente fino a quella di vero consulente.
La degustazione di stasera ci farà conoscere meglio buona parte dei prodotti che segue e realizza nelle diverse aziende del nostro territorio partendo dai vini bianchi, che lui stesso dice di prediligere essendo mosso da grande passione e interesse nel realizzarli, passando poi ai rossi, tutti provenienti da bacche autoctone.
Felicissimi di avere in sala tutti i produttori delle aziende dei vini in degustazione, ecco le impressioni percepite assieme.

I nove vini in batteria si aprono con una nuova produzione di Cantina Miglianico che ha già convinto parecchi palati nell'ultimo anno: due versioni del Pecorino “Pietra Majella” 2014, quella standard premiata con la Medaglia d’Oro a Montrèal e la versione non filtrata realizzata in sole 100 bottiglie su richiesta di un ristoratore locale appassionato del prodotto.


Il primo è di un giallo paglierino con riflessi verdolini, molto limpido e luminoso; molto piacevole l’impatto di fiori e frutta gialli con piccole note erbacee delicate. Si avverte anche una fine percezione minerale di gesso. All'assaggio risulta fresco e sapido anche se i toni caldi prevalgono nel retronasale. Buona la persistenza e la sensazione di vino “dritto” e deciso.
La seconda versione, nel suo giallo lievemente dorato si apre subito con mineralità e un fruttato di mela con lievi sentori boisée ma poi prevalgono le note evolutive di un frutto giallo un po’stanco; ciò accentua la carenza di equilibrio anche se convince in persistenza e pseudocalore alcolico.
Con il terzo campione si balza nella provincia teramana, a Colonnella tra le “Colline” della Docg con la “Passerina 2014” dell’Azienda Agricola Biagi. Il giallo paglierino con toni dorati ci prepara a qualcosa di intenso da scoprire: un bel fondo agrumato fa da sponda ad un fruttato maturo e carico; leggere note dolci ricordano vaniglia e cipria lontane. Al gusto viene fuori tutta la potenza del territorio che dona a questo vino grande intensità e freschezza caratteristica.


 Il vino a seguire ci porta di nuovo a Sud, fino in Molise: è della Cantina Salvatore la Falanghina “Nysias” 2013. Il terreno di Ururi (CB) sul quale matura questo vitigno riesce a mitigarne la grande acidità e lo rende invitante: il giallo paglierino/verdolino è lucente e al naso la mineralità è avvolta da fiori gialli e toni “verdi” di erba fresca; come lo stesso enologo ci suggerisce, è forse uno dei pochi vitigni a bacca bianca che evoca sentori di liquirizia e che con la sua intensità invita alla beva nonostante l’impatto mascherato dei suoi 14 gradi alcolici. Un bel prodotto.


A sorpresa stasera, ad ampliare il viaggio temporale arriva il Trebbiano Riserva de “Il Fondatore” 1996 della Cantina Miglianico proposto dall'amico Massimo Di Cintio. Ancora limpido anche se ambrato e forse un po’ provato dal tempo rivela note ossidative profonde miste a frutta secca, canditi e terziari di tabacco. Qualcuno fa notare che all'epoca di produzione forse queste bottiglie hanno subito processi di pastorizzazione. Un vino comunque non del tutto compromesso che stona sul finale amaro ma che mantiene una freschezza inaspettata.


Nella seconda parte della degustazione comincia la carrellata dei rossi con un autoctono molisano, la Tintilia, “Rutilia” 2011 della Cantina Salvatore. Il vitigno simbolo di questa terra tutto da scoprire che richiede parecchi accorgimenti in vigna e particolare dedizione in cantina per essere vinificato in purezza, nuova tendenza che per alcuni produttori è già tradizione anche se applicata e implementata da solo una decina di anni. Il vino appare alla vista più giovane dei quattro anni che si porta dietro con bordi violacei e tono vivido e lucente; al naso un semplice fruttato rosso è contornato da vena erbacea fresca e da sentori eterei e speziati che vanno dal chiodo di garofano alla polvere da sparo. Sul palato la freschezza si nasconde dietro toni morbidi che invogliano a tornare sul bicchiere. Quale sia la vita che questa bottiglia abbia davanti non è cosa facile a dirsi a tal punto che neanche il produttore si sbilancia nel fare pronostici: è questa una peculiarità involontaria ma interessante di un prodotto nuovo che non può ancora appoggiarsi su statistiche e comparazioni di millesimi. Da ricordare.



Anche per i rossi si torna nel chietino con un Montepulciano proveniente dalle belle colline di Montupoli con “Il Fondatore” 2011 e 1996 di Cantina Miglianico. Questo 2011 è un vino sincero e preciso: limpido e profondo rivela buona complessità con classiche note di frutta matura e sotto spirito e terziari di pepe e cuoio inframezzati da fine erbaceo. I tannini sono ancora vigorosi dotati di buona detergenza. Potrebbe riposare ancora qualche annetto sicuramente. 

Pensiero opposto per il 1996 che pur essendo ancora interessante nel suo ventaglio di sottobosco, humus e spezie leggere, delude in bocca risultando stanco e poco persistente; ha sicuramente dato il meglio di sé diversi anni fa.



L’ottavo campione proviene da un piccolo produttore di Lanciano, Tenuta Ferrante, attivo dal 2008 su un piccolo appezzamento di soli otto ettari che ci presenta il Montepulciano d’Abruzzo “Desiderio” 2009. Dal colore intenso e impenetrabile non sviluppa grandissima complessità e tra le note speziate predominano quelle derivanti dalle barriques di primo passaggio; ancora un po’ ruvido nonostante il fondo morbido acquisito nell’affinamento. Al suo creatore ricorda molto l’impatto di un Sangiovese. Buona la persistenza, da bere ora.


Come ultima proposta nel bicchiere ci attende un altro prodotto dell’azienda Biagi con il prodotto di punta “Matteo Biagi” 2008. La riserva in questione si presenta rubino intenso molto invitante e lentamente si apre su fruttato di amarene e prugna matura accanto a ricordi di frutta secca e candita. Spicca la grande freschezza appaiata ad una persistenza morbida e setosa. Qualcuno lo definisce un vino “lavorato” nel senso forse di un prodotto pensato e realizzato per essere suadente ed elegante. Non manca di certo l’equilibrio.



La serata scorre piacevole e quasi ci si dimentica del numero dei vini degustati; anche i produttori che all'inizio sembravano restii a prendere la parola hanno abbandonato per qualche prezioso minuto la riservatezza descrivendo il loro lavoro, la loro filosofia o semplicemente la struttura delle aziende.


Tra le esperienze, gli aneddoti e i tecnicismi citati vorrei riportarne solo uno che bene riassume il lavoro di Carmine De Iure. Durante la fase conviviale che conclude le degustazioni della CdG, tra un piatto rinfrancante e bottiglie jolly a sorpresa che ci si diverte ad aprire, il responsabile di Cantina Miglianico riprende il discorso sull'azienda e sul rapporto con l’enologo e con la sicurezza che a volte contraddistingue gli uomini di legge rivela di essersi affidato a Carmine, a prescindere da tutto il resto, per la sua serietà. A volte basta una parola semplice.



 Pierluigi Aielli
(Addetto Stampa CdG)

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