Fattoria La Valentina – Visita in cantina - 23/06/2016
Già da tempo si provava
a far collimare gli impegni dei confratelli con quelli della Fattoria La Valentina e finalmente
riusciamo a salire sulla collinetta di Spoltore fuggendo dal caldo appiccicoso
di fine giugno.
La bella e confortevole
sala degustazione è già pronta e il padrone di casa Sabatino Di Properzio ci accoglie affabilmente e ci indica la
strada per il percorso guidato in cantina.
Mentre il gruppo si
compone all'interno del piazzale, l’attenzione di Mimmo, il più anziano dei
confratelli, viene rapita dal volo frenetico e allegro di alcune rondini
proprio sopra le vigne attigue alla cantina; egli stesso ci porta a riflettere
sull'evidenza del valore di quanto ci circonda, facendo i complimenti alla
gestione dell’azienda: infatti raramente le rondini si adattano a vivere in
ambienti agresti inquinati da trattamenti chimici invasivi. Sabatino Di Properzio,
accettati i complimenti, prende spunto per descrivere meglio la politica
aziendale ricordando che il “no” alla chimica risale al 1990 e che tutte le
vigne sono biologiche dal 1998.
In silenzio ci addentriamo nella parte della cantina adibita ad accogliere le uve e ai processi di fermentazione; la particolare struttura semiaperta permette una grande circolazione di aria naturale che abbassa le temperature nei mesi caldi e protegge da improvvise gelate autunnali. Tutte le attrezzature, dalle pompe alle presse alle diraspatrici, sono munite di ruote e vengono spostate all'occorrenza, evitando di “stressare” troppo la preziosa materia prima che viene così letteralmente accompagnata nelle varie fasi della vinificazione. Qui è il regno dell’acciaio, anche se non mancano le vasche di cemento e le botti grandi.
Il discorso cambia
quando si passa nella zona per l’affinamento dei rossi, dove il colore
dominante è quello del legno delle barriques: i cru di Montepulciano riposano
nelle piccole botti scelte non tanto in base alla tostatura quanto allo spessore
del legno, ci spiega Sabatino, per “domare” il prodotto proveniente da vecchie
vigne con rese bassissime.
Il dedalo di corridoi
ci porta in un’ampia zona giorno dallo stile rustico con un grande caminetto
bifronte collegato con una veranda esterna che fa subito venire voglia di
tornare ai primi freddi per dedicarsi alle braci, attingendo alla scorta
privata delle prime bottiglie dell’azienda, ora introvabili, poste a riposare
proprio nelle salette adiacenti. Ok, divagazione gastronomica collettiva spinta
dall'autenticità del posto.
Si torna al piano
superiore e si affronta con curiosità la degustazione preparata per
l’occasione.
Il sentiero sensoriale
è stato pensato dall'azienda che propone le tre versioni di Montepulciano
d’Abruzzo in due annate rappresentative che sono il 2005 e il 2010: Spelt, Binomio e Bellovedere.
Spelt, riduttivo
definirlo entry level, è il risultato della selezione vigna per vigna che, dopo
aver fermentato per 20-25 giorni e riposato per 15 mesi, si fonde nel taglio e
passa altri tre mesi in botte grande da 25 ettolitri prima di affinarsi in
bottiglia per un anno.
Gli altri due vini
rappresentano il cru ed hanno storia a parte. La linea Binomio riceve il mosto
fermentato per lo stesso numero di giorni o poco più del precedente, ma si
eleva in barriques per 18 mesi (al 60% di primo passaggio, 40% di secondo)
prima di sostare in bottiglia per un anno. Le uve provengono dalle tenute di
San Valentino in Abruzzo Citeriore da una vigna quarantennale sita a 400 metri
di altitudine che produce, con rese bassissime, uve caratterizzate da bucce
molto spesse e tenaci con poca polpa.
Il top di gamma è
Bellovedere, pura espressione del territorio circostante, con le uve che fanno
il minimo percorso dalle vigne sorvolate dalle rondini sopra descritte. E’ un
prodotto che nasce nel legno perché vi fermenta e vi si affina.
In azienda non si
prediligono lieviti indigeni ma si utilizzano lieviti aggiunti non aromatici in
quantità moderate, per avere, come ci viene detto, la sicurezza di un vino
“pulito” in bottiglia. Le redini della vinificazione sono da diversi anni
affidate a Luca D’Attoma, grande enologo toscano.
Spelt 2010
Rubino limpido e
lucente, accattivante già al primo sguardo. Al naso è pulito, essenziale, con
il naturale fruttato rosso che ben si fonde alle leggere note tostate di caffè
e alle spezie dolci. Freschezza da baldo giovane e assenza di tannini troppo
irruenti convincono il palato. Buona la persistenza affidata all'alcolicità
importante. L'arrosticino non sembra essere troppo lontano nel pensiero.
Binomio 2010
Impenetrabile alla
vista e di grande consistenza, apre il suo fondo fruttato di amarene mature che
sfuma nel tabacco biondo; fini anche le note terziarie di cuoio e di mallo di noce.
Il frutto convince anche in bocca e la freschezza sostiene il sorso. Peccato
per un leggerissimo fondo amaro che risale a distanza.
Inchiostro denso e
profondo che prende subito le distanze dai precedenti alla prima olfazione che
sa di marasca sì, ma immersa in un intricato sentore di humus e terra bagnata,
noce moscata e frizzante pepe bianco; a distanza viene fuori anche una elegante
nota medicinale che dona autorevolezza. Al palato il frutto viene un po’ meno e
spiccano le doti morbide di un prodotto già buono ora, con i tannini sottili e
levigati. Il dolce pericolo di vuotare una bottiglia importante in poche
chiacchiere tra amici è in agguato, senza nemmeno pensare all'abbinamento.
Pronto, bevibile, appagante.
Spelt 2005
In questa versione emergono
un delicato sottobosco e una balsamicità interessante ma non si trovano tratti
che possano far rimpiangere la più recente annata 2010. Prugne e ciliegia sotto
spirito fanno la loro parte ma sul palato si sente la mancanza di qualcosa; il
tannino amaro infine disturba la persistenza e il ricordo. Un vino fatto con
criterio ma che ha passato già il suo apice temporale di qualità.
Binomio 2005
La versione 2005 dimostra
di aver avuto il tempo di “riflettere” e i toni di gioventù lasciano il passo a
sensazioni più avvolgenti che sanno di pot-pourri, vaniglia e anice, fino a
carruba e cioccolato. La finezza continua in bocca e si apprezza una grande
morbidezza in fase con alcol e acidità. L’attesa ha donato eleganza.
Bellovedere 2005
Se lo Spelt fa fatica a
sfidare la decina di anni, ecco che arriva il vino che è stato pensato per
affrontare il tempo e migliorare in spessore: sulle spezie leggere e il
fruttato maturo si coglie una balsamicità “verde” e fresca, mista a toni
agrumati da grande rosso. L’intensità passa in secondo piano rispetto
all'eleganza. Fine anche in bocca, morbido e lungo. C’è chi avverte sentori di
china e rabarbaro ed un'ematicità ferrosa che fa “toscaneggiare” il poderoso
vino abruzzese con una struttura da cavallo di razza. Questo vino stupisce anche quelli di noi che
lo conoscevano.
Sentendo le impressioni
a fine degustazione possiamo sicuramente affermare che il ventaglio proposto
accontenta un po’ tutti i gusti e le preferenze si dividono equamente in due
gruppi: chi predilige la bevibilità, la freschezza e il frutto è soddisfatto
dalle bottiglie del 2010; chi invece propende per la suadenza, la morbidezza e
la grande struttura si trova appagato dall'annata 2005. Questa grande bivalenza
fa da valore aggiunto sicuramente anche all'estero, dove va oltre la metà della
produzione aziendale.
Il calore amichevole
che ci circonda nella sala degustazione porta con sé altre sorprese e, con
l’arrivo inaspettato di taglieri con salumi e formaggi, ci vengono proposti
all'assaggio anche gli altri prodotti de La Valentina: il Cerasuolo D’Abruzzo Binomio 2014, nella sua veste elegante di toni
scarichi e
lucenti, non stupisce al naso e resta un po’ chiuso sul fruttato delicato, ma dimostra grande equilibrio nell'alcolicità e nella freschezza. Più irruento e deciso appare il Cerasuolo D’Abruzzo Spelt 2015 che, non subendo filtrazione né chiarifiche, sembra figlio della genuinità del territorio con la sua grande bevibilità.
lucenti, non stupisce al naso e resta un po’ chiuso sul fruttato delicato, ma dimostra grande equilibrio nell'alcolicità e nella freschezza. Più irruento e deciso appare il Cerasuolo D’Abruzzo Spelt 2015 che, non subendo filtrazione né chiarifiche, sembra figlio della genuinità del territorio con la sua grande bevibilità.
Arriva anche il Pecorino IGT Colline Pescaresi 2015 di
grande impatto vegetale e minerale accompagnato dal fruttato di melone e mela
verde; lungo e pieno al sorso, ideale per la nostra cucina marinara. Non
mancano gli esperimenti su queste colline e ne è la prova Auhà Fiano IGT Colline Pescaresi 2014, l’unico non autoctono
vinificato per “sviluppare esperienza diversa dal Trebbiano e dal Pecorino”,
che ammanta il naso di cipria e frutta tropicale e segue con il calore e la
struttura in bocca. La strada della sperimentazione pare proprio che meriti
attenzione.
Foto ricordo e saluti
affettuosi sono il nostro grazie per lo splendido ed interessantissimo
pomeriggio passato a Spoltore e tornando a casa in un viaggio di pochi minuti
si ha come l’impressione di aver chiacchierato con un gentile vicino di casa
dal quale non eravamo stranamente mai passati a prendere un caffè.
Il nostro augurio,
infine, è semplicemente quello che le rondini volino sempre sui vigneti di
Sabatino.
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