giovedì 15 dicembre 2016

Fattoria La Valentina – Visita in cantina

Fattoria La Valentina – Visita in cantina - 23/06/2016

Già da tempo si provava a far collimare gli impegni dei confratelli con quelli della Fattoria La Valentina e finalmente riusciamo a salire sulla collinetta di Spoltore fuggendo dal caldo appiccicoso di fine giugno.


La bella e confortevole sala degustazione è già pronta e il padrone di casa Sabatino Di Properzio ci accoglie affabilmente e ci indica la strada per il percorso guidato in cantina.


Mentre il gruppo si compone all'interno del piazzale, l’attenzione di Mimmo, il più anziano dei confratelli, viene rapita dal volo frenetico e allegro di alcune rondini proprio sopra le vigne attigue alla cantina; egli stesso ci porta a riflettere sull'evidenza del valore di quanto ci circonda, facendo i complimenti alla gestione dell’azienda: infatti raramente le rondini si adattano a vivere in ambienti agresti inquinati da trattamenti chimici invasivi. Sabatino Di Properzio, accettati i complimenti, prende spunto per descrivere meglio la politica aziendale ricordando che il “no” alla chimica risale al 1990 e che tutte le vigne sono biologiche dal 1998.


In silenzio ci addentriamo nella parte della cantina adibita ad accogliere le uve e ai processi di fermentazione; la particolare struttura semiaperta permette una grande circolazione di aria naturale che abbassa le temperature nei mesi caldi e protegge da improvvise gelate autunnali. Tutte le attrezzature, dalle pompe alle presse alle diraspatrici, sono munite di ruote e vengono spostate all'occorrenza, evitando di “stressare” troppo la preziosa materia prima che viene così letteralmente accompagnata nelle varie fasi della vinificazione. Qui è il regno dell’acciaio, anche se non mancano le vasche di cemento e le botti grandi.


Il discorso cambia quando si passa nella zona per l’affinamento dei rossi, dove il colore dominante è quello del legno delle barriques: i cru di Montepulciano riposano nelle piccole botti scelte non tanto in base alla tostatura quanto allo spessore del legno, ci spiega Sabatino, per “domare” il prodotto proveniente da vecchie vigne con rese bassissime.


Il dedalo di corridoi ci porta in un’ampia zona giorno dallo stile rustico con un grande caminetto bifronte collegato con una veranda esterna che fa subito venire voglia di tornare ai primi freddi per dedicarsi alle braci, attingendo alla scorta privata delle prime bottiglie dell’azienda, ora introvabili, poste a riposare proprio nelle salette adiacenti. Ok, divagazione gastronomica collettiva spinta dall'autenticità del posto.


Si torna al piano superiore e si affronta con curiosità la degustazione preparata per l’occasione.

Il sentiero sensoriale è stato pensato dall'azienda che propone le tre versioni di Montepulciano d’Abruzzo in due annate rappresentative che sono il 2005 e il 2010: Spelt, Binomio e Bellovedere.


Spelt, riduttivo definirlo entry level, è il risultato della selezione vigna per vigna che, dopo aver fermentato per 20-25 giorni e riposato per 15 mesi, si fonde nel taglio e passa altri tre mesi in botte grande da 25 ettolitri prima di affinarsi in bottiglia per un anno.
Gli altri due vini rappresentano il cru ed hanno storia a parte. La linea Binomio riceve il mosto fermentato per lo stesso numero di giorni o poco più del precedente, ma si eleva in barriques per 18 mesi (al 60% di primo passaggio, 40% di secondo) prima di sostare in bottiglia per un anno. Le uve provengono dalle tenute di San Valentino in Abruzzo Citeriore da una vigna quarantennale sita a 400 metri di altitudine che produce, con rese bassissime, uve caratterizzate da bucce molto spesse e tenaci con poca polpa.
Il top di gamma è Bellovedere, pura espressione del territorio circostante, con le uve che fanno il minimo percorso dalle vigne sorvolate dalle rondini sopra descritte. E’ un prodotto che nasce nel legno perché vi fermenta e vi si affina.
In azienda non si prediligono lieviti indigeni ma si utilizzano lieviti aggiunti non aromatici in quantità moderate, per avere, come ci viene detto, la sicurezza di un vino “pulito” in bottiglia. Le redini della vinificazione sono da diversi anni affidate a Luca D’Attoma, grande enologo toscano.


Spelt 2010
Rubino limpido e lucente, accattivante già al primo sguardo. Al naso è pulito, essenziale, con il naturale fruttato rosso che ben si fonde alle leggere note tostate di caffè e alle spezie dolci. Freschezza da baldo giovane e assenza di tannini troppo irruenti convincono il palato. Buona la persistenza affidata all'alcolicità importante. L'arrosticino non sembra essere troppo lontano nel pensiero.



Binomio 2010
Impenetrabile alla vista e di grande consistenza, apre il suo fondo fruttato di amarene mature che sfuma nel tabacco biondo; fini anche le note terziarie di cuoio e di mallo di noce. Il frutto convince anche in bocca e la freschezza sostiene il sorso. Peccato per un leggerissimo fondo amaro che risale a distanza.


Bellovedere 2010
Inchiostro denso e profondo che prende subito le distanze dai precedenti alla prima olfazione che sa di marasca sì, ma immersa in un intricato sentore di humus e terra bagnata, noce moscata e frizzante pepe bianco; a distanza viene fuori anche una elegante nota medicinale che dona autorevolezza. Al palato il frutto viene un po’ meno e spiccano le doti morbide di un prodotto già buono ora, con i tannini sottili e levigati. Il dolce pericolo di vuotare una bottiglia importante in poche chiacchiere tra amici è in agguato, senza nemmeno pensare all'abbinamento. Pronto, bevibile, appagante.



Spelt 2005
In questa versione emergono un delicato sottobosco e una balsamicità interessante ma non si trovano tratti che possano far rimpiangere la più recente annata 2010. Prugne e ciliegia sotto spirito fanno la loro parte ma sul palato si sente la mancanza di qualcosa; il tannino amaro infine disturba la persistenza e il ricordo. Un vino fatto con criterio ma che ha passato già il suo apice temporale di qualità.


Binomio 2005
La versione 2005 dimostra di aver avuto il tempo di “riflettere” e i toni di gioventù lasciano il passo a sensazioni più avvolgenti che sanno di pot-pourri, vaniglia e anice, fino a carruba e cioccolato. La finezza continua in bocca e si apprezza una grande morbidezza in fase con alcol e acidità. L’attesa ha donato eleganza.


Bellovedere 2005
Se lo Spelt fa fatica a sfidare la decina di anni, ecco che arriva il vino che è stato pensato per affrontare il tempo e migliorare in spessore: sulle spezie leggere e il fruttato maturo si coglie una balsamicità “verde” e fresca, mista a toni agrumati da grande rosso. L’intensità passa in secondo piano rispetto all'eleganza. Fine anche in bocca, morbido e lungo. C’è chi avverte sentori di china e rabarbaro ed un'ematicità ferrosa che fa “toscaneggiare” il poderoso vino abruzzese con una struttura da cavallo di razza.  Questo vino stupisce anche quelli di noi che lo conoscevano.


Sentendo le impressioni a fine degustazione possiamo sicuramente affermare che il ventaglio proposto accontenta un po’ tutti i gusti e le preferenze si dividono equamente in due gruppi: chi predilige la bevibilità, la freschezza e il frutto è soddisfatto dalle bottiglie del 2010; chi invece propende per la suadenza, la morbidezza e la grande struttura si trova appagato dall'annata 2005. Questa grande bivalenza fa da valore aggiunto sicuramente anche all'estero, dove va oltre la metà della produzione aziendale.

Il calore amichevole che ci circonda nella sala degustazione porta con sé altre sorprese e, con l’arrivo inaspettato di taglieri con salumi e formaggi, ci vengono proposti all'assaggio anche gli altri prodotti de La Valentina: il Cerasuolo D’Abruzzo Binomio 2014, nella sua veste elegante di toni scarichi e

lucenti, non stupisce al naso e resta un po’ chiuso sul fruttato delicato, ma dimostra grande equilibrio nell'alcolicità e nella freschezza. Più irruento e deciso appare il Cerasuolo D’Abruzzo Spelt 2015 che, non subendo filtrazione né chiarifiche, sembra figlio della genuinità del territorio con la sua grande bevibilità.

Arriva anche il Pecorino IGT Colline Pescaresi 2015 di grande impatto vegetale e minerale accompagnato dal fruttato di melone e mela verde; lungo e pieno al sorso, ideale per la nostra cucina marinara. Non mancano gli esperimenti su queste colline e ne è la prova Auhà Fiano IGT Colline Pescaresi 2014, l’unico non autoctono vinificato per “sviluppare esperienza diversa dal Trebbiano e dal Pecorino”, che ammanta il naso di cipria e frutta tropicale e segue con il calore e la struttura in bocca. La strada della sperimentazione pare proprio che meriti attenzione.



Foto ricordo e saluti affettuosi sono il nostro grazie per lo splendido ed interessantissimo pomeriggio passato a Spoltore e tornando a casa in un viaggio di pochi minuti si ha come l’impressione di aver chiacchierato con un gentile vicino di casa dal quale non eravamo stranamente mai passati a prendere un caffè.


Il nostro augurio, infine, è semplicemente quello che le rondini volino sempre sui vigneti di Sabatino.


 Pierluigi Aielli
(Addetto Stampa CdG)







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