Le prime 50
vendemmie di Emidio Pepe
All'appuntamento con la celebrazione di uno dei miti
dell'enologia abruzzese pare che non voglia mancare nemmeno il pallido sole di
novembre che porge la versione più calda che può e scalda affettuosamente la
terrazza della tenuta, mentre tra saluti, foto, pezzi di grana, olive
all'ascolana, salumi e lingue straniere gli ospiti roteano bicchieri con i
nettari più recenti dell'azienda.
Nell’attesa della degustazione in onore delle prime 50
vendemmie di Emidio Pepe, un paio di ore volano piacevolmente tra i ricordi,
gli aneddoti e gli interventi degli ospiti del convegno: dal palco Sandro
Sangiorgi (che presenta il suo libro proprio su Pepe), Antonio Paolini e Marcello
Martelli si alternano con mai celato affetto a fare da anfitrioni per
quell'uomo silenzioso e la sua pacata eleganza.
Chi conosce il personaggio sa bene quanto sia duro
ottenere anche un semplice monosillabo ma sa che con lo sguardo attento, altero
e rassicurante l'ottuagenario Emidio comunica da sempre.
Da quando decise di non andare via da quella valle
tanti anni fa insieme a gran parte della popolazione che diventava manodopera
triste per un triste Nord.
Da quando investì tenacemente tutto quello che aveva
nella cura di quelle vigne di uve ritenute minori, da taglio ed universalmente
incapaci di dare vini in grado di elevarsi nell'invecchiamento.
Da quando anche nel piccolo centro di Torano Nuovo
egli poteva sembrare uno sprovveduto alle prese con la costruzione di un
"castello di carta", come venne definita la sua attività nelle
chiacchiere da bar di un signorotto locale.
Ma l'elegante contadino testardo era sorretto dalla
profonda conoscenza di quella parola oggi forse abusata che è
"territorio" e quindi credeva nella sua visione da imprenditore e poi
poeta della tradizione. Come l'eroe di un film in bianco e nero del neorealismo
era in grado, in quei lunghi primi anni, di rispondere al rifiuto di acquisto
dei suoi prodotti da parte del compratore di turno con un affettuoso
"manteniamoci giovani!", prima di ripartire con la sua Alfa carica di
quelle bottiglie memorabili, sorelle di quelle che ci aspettano nella
degustazione su questa splendida collina teramana.
Ora un breve report su percezioni ed emozioni, senza
voti né troppi tecnicismi:
Montepulciano d’Abruzzo
1964
Con il suo tono mattone limpido e luminoso lascia
presagire una buona freschezza residua mentre pian piano si apre con un
ventaglio tenue ma ricco che va dall’humus ad una punta di caffè, da un morbido
tabacco fino alla china, alla liquirizia e alle note ferrose. In bocca ha un
impatto delicato ma intenso, sorretto da quella freschezza presagita: levigato,
morbido, sapido. Dopo cinquant’anni mostra ancora intatta la sua fase matura. Notevole.
1975
Granato intenso e limpido, si presenta al naso con
predominanti sentori di sottobosco e funghi secchi che sovrastano il floreale
ormai quasi perso insieme al fruttato. Ad ulteriori olfazioni sale un sentore
non piacevolissimo di dado. Fresco con tannini lievi, si perde poi
nell’intensità e la persistenza lascia un po’ a desiderare.
1979
Rosso granato con pochissimi residui, limpido e
consistente. Oltre all’amarena anche la mela cotogna e la prugna secca fanno
capolino tra gli accenni fruttati gradevolissimi e il floreale di rosa appassita
molto elegante. La mineralità, un leggero goudron e il tocco balsamico gli
conferiscono importanza. Nelle retrolfazioni salgono i frutti prima dei
terziari accompagnati dalla freschezza decisa. Una bella sorpresa.
1983
Granato con unghia aranciata, vivo nel tono nonostante
i sedimenti. Al naso si impone subito con una complessità intrigante: il
sentore etereo è finissimo e la balsamicità di eucalipto si fonde alla
perfezione con la violetta e i frutti rossi sotto spirito; nulla di simile ai
precedenti quanto a delicatezza. In bocca è un velluto: fresco, sapido, lungo.
Semplicemente armonico.
1985
Notevole intensità cromatica sul granato/aranciato e
limpido. Intenso al naso si apre su toni di terra bagnata e foxy bilanciati e
fini: in successione appaiono un pot-pourri di rose e polvere da sparo. Caldo e
avvolgente trasporta le papille sui toni eleganti di morbidezza e salinità
iodata. Grande detergenza che invita al sorso successivo.
1990
Aspetto visivo perfetto per l’età: granato limpido con
pochi sedimenti finissimi. Attacco fruttato lieve seguito da un sentore fumoso
che potrebbe non essere gradito a tutti in quanto in bocca è seguito da un
senso rugginoso che rimane a lungo. Buona la balsamicità tenue mista a tannini
ancora mordenti. Perplessità che farebbe pensare ad un nuovo assaggio.
1993
Pochissimi i sedimenti in un granato molto intenso.
Ritornano i toni di cenere/fumo del precedente con qualche nota di goudron
sostenuti però da un fruttato che fa spalla ad una nota vegetale forte. I
tannini sono eleganti e la mineralità assicura una buona persistenza. La
freschezza non esagerata (in confronto alle annate precedenti) forse preclude
ulteriore affinamento? Chissà.
1998
Limpido, molto consistente e di un granato luminoso. A
calice fermo si rileva un’intensità minore dei precedenti ma nelle olfazioni
successive si svela totalmente in una balsamicità fresca e coinvolgente, mista
ad un fondo fruttato che ricorda la marmellata di uva. Questa eleganza continua
poi in bocca in equilibrio fresco/morbido che invoglia alla beva, grazie anche
a tannini giovani che asciugano alla perfezione. Il più particolare della
decade.
2001
I riflessi che virano quasi sul rubino potrebbero
mentire sull’età. Intenso e fine da subito: il frutto predomina con marasche e
prugne mature e sul fondo appaiono carrube e note resinose. Anche la parte meno
immediata è degna di nota con mineralità di grafite e terra umida in perfetto
accordo con le sensazioni tattili successive: i tannini ruvidi gli conferiscono
il nerbo necessario a far capire che andrà ancora avanti nel tempo pur avendo
già ora un notevole equilibrio. Impattante, pieno, secco.
2010
Limpido, impenetrabile e consistente.
Apre con vinosità importante tra carbone, pietre bagnate ed erba recisa mentre
svela un fruttato di amarene e un floreale forse spigoloso di geranio. Leggere
le spezie piccanti e l’inchiostro. Affiancato a quello di quasi dieci anni
prima non rivela la freschezza e i tannini che forse ci si aspettava: risulta
poco “ruvido” ma forse raggiungerà il suo equilibrio sorprendendoci anche tra
dieci anni. Vedremo.
Bonus I : 1995
Tirato fuori a sorpresa dopo la richiesta di alcuni
ospiti in gioioso disaccordo: nonostante aperto da poco rispetto alle altre
bottiglie non emana quel sentore di ridotto tipico e parte con note grasse di
frutta rossa, caffè, fumo e spezie dolci rivelando già quella morbidezza forse
esagerata secondo alcuni o molto apprezzata da altri. Sento di potermi
schierare con i primi e continuare a preferire i vini di Pepe più irruenti, più
spigolosi, più particolari e rappresentativi.
Bonus II : Trebbiano d’Abruzzo 1995
Ambra/oro leggermente velato, di buona consistenza.
Arriva al naso senza mezzi termini: i profumi terziari si impongono con
notevole verve e la mineralità di pietra focaia, polvere da sparo e carbone si
fondono alla perfezione con il timo e i fiori gialli secchi. Alla lunga è
gradevole la nota fresca di peperone e la sottile vena agrumata non pungente.
In bocca si è invasi da una freschezza incredibile che avvolge una morbidezza
nascosta. Il finale è ampio, caldo, mai banale.
Alla fine dei giochi, tra musica, cibo e vino a
profusione ce ne torniamo a casa con la conferma, se mai ce ne fosse ancora
bisogno, che il Montepulciano d’Abruzzo e il Trebbiano d’Abruzzo sanno elevarsi
ed invecchiare splendidamente quando trattati con metodo e passione; che quei
profumi terziari tanto cari a chi fa sofisticazione enologica si possono
ottenere naturalmente anche senza l’utilizzo smodato del legno e che i
“castelli ci carta” possono trasformarsi in castelli di bottiglie.
Ultima nota: alla domanda su cosa pensasse della
vinificazione in anfora, Emidio Pepe risponde semplicemente che non avrebbe il
tempo per la sperimentazione.
Concretezza, saggezza e umiltà.
Grazie Emidio e “manteniamoci giovani!”.
Pierluigi Aielli
(Addetto stampa CdG)
Tutte
le foto dell'evento, svoltosi il 22 novembre 2014 presso l'azienda Emidio Pepe di Torano Nuovo (TE), sono visionabili
su facebook al seguente Link
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