GIORNATA DELLO SPUMANTE - 28/11/2016
“Bollicine d’Abruzzo. Presente e Futuro”
I padiglioni del polo fieristico di Lanciano si
animano di effervescenza ospitando gran parte dei produttori abruzzesi di vini
spumanti, in un’atmosfera conviviale che stimola il confronto e le idee per il
futuro.
I banchi di assaggio attendono il ghiaccio per portare
a temperatura i prodotti in bella mostra, mentre tra i saluti degli addetti ai
lavori ci si accinge alla tavola rotonda in programma per l’apertura.
Il Presidente del Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo,
Valentino Di Campli, coadiuvato dal moderatore Rocco Pasetti, Responsabile del
gruppo di lavoro Spumanti, porta subito in evidenza il nodo centrale del
dibattito: un territorio unico da valorizzare anche con una produzione di vini
spumanti che siano rappresentativi e riconoscibili.
Un duro lavoro sicuramente, viste le mode degli ultimi
anni che hanno portato a spumantizzare in tutto il Paese vitigni di ogni genere
e spesso di improbabile vocazione alla rifermentazione.
Ovviamente un sano confronto va sostenuto anche con chi è già colonna portante del settore, come Giuseppe Muscella, abruzzese di origine e ora Direttore Commerciale Italia Bellavista, dal quale ci si aspettano critiche costruttive e idee per il futuro prossimo.
L’ordine forse non casuale degli ospiti chiamati al microfono per raccontare le proprie esperienze dimostra da subito la vasta eterogeneità sia del territorio sia delle aspirazioni e convinzioni dei produttori e degli enologi abruzzesi.
Si passa in un attimo da Fausto Zazzara, il quale
lavora privatamente da pochi anni le basi spumante della sua zona montana in
una versione “boutique” del vin de garage, a Giovanni Faraone, vero pioniere
oggi affermato spumantista, che racconta con tenerezza gli esordi senza autorizzazione
per la produzione di vini speciali.
C’è chi, come Enrico Marramiero che, contando sulle
proprie spalle larghe nel mercato, affronta il mondo della bollicina fuori
dalle denominazioni puntando su un metodo classico con vitigni internazionali.
Altri invece, come Nicola D’Auria, indirizzano la sfida sugli autoctoni: Pecorino, Passerina e Cococciola per una bolla più easy in autoclave.
Gli stili e le idee si rincorrono facendo sponda tra
il rigore auspicato dall’enologo Riccardo Brighigna, secondo cui l’Abruzzo
spumantistico deve puntare all’eccellenza dei vitigni più adatti e provenienti
da vigne di altura,
ed una via più sperimentale sostenuta dal suo collega Vittorio Festa, pronto ad innovare sempre nel rispetto del territorio.
Alla vena romantica dei ricordi dei produttori viene
comunque affiancato un dibattito tecnico che va dalla condivisione di ricerche
universitarie ai cloni e le altitudini dei vigneti, dai diversi tipi di terreni
alle sperimentazioni e alle sorprendenti degustazioni alla cieca di qualche
anno passato, che, se da un lato annoia i presenti meno esperti, dall’altro
dimostra che “succo” su cui lavorare ce n’è sicuramente.
Il punto cruciale della discussione viene ripreso con
vigore nell’intervento tanto atteso di Giuseppe Muscella, il quale con
schiettezza e semplicità indica la sola strada percorribile per i produttori
abruzzesi, che è come ci si aspettava quella del “fare gruppo”, del “costruire
insieme”. La semplicità di un pensiero che già altrove ha dato frutti anche
forse inaspettati, come per i veneti del Prosecco, o come ancor più per i
lombardi della Franciacorta, che da decenni mettono da parte gli individualismi
e compatti lavorano per un marchio.
L’esempio più calzante riportatoci è senz’altro quello
relativo al Satèn, quando a metà degli anni ottanta nacque questa tipologia di
spumante nelle cantine di Bellavista che, senza esitare, scelse di non
registrare a proprio nome ma lo fece diventare dono prezioso per tutti i
produttori della Franciacorta. Chapeau.
Appurato allora quanto lavoro ci sia da fare in
Abruzzo, non resta che augurarci che le scelte giuste arrivino a breve per
provare insieme a far nascere e poi crescere un nuovo spumante con dentro una
bollicina che sia “forte e gentile”.
Pierluigi Aielli
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